Summit Rimini-Pesaro per Scm Morbidelli

pubblicato dal Corriere Adriatico, mercoledì 13 maggio

PESARO – “Rafforzare il polo della meccanica pesarese e riminese attraverso un’azione unitaria delle istituzioni dei territori. C’è il rischio di un decentramento produttivo extra-europeo”. È questo lo spirito con cui anche Luca Pieri, assessore alle attività produttive del Comune di Pesaro ha preso parte al tavolo istituzionale Rimini-Pesaro di venerdì sulla delicata questione del progetto di ristrutturazione aziendale del gruppo Scm Morbidelli che al momento minaccia 900 teste in esubero e la dequalificazione del polo produttivo locale. Presenti all’incontro, i delegati sindacali, il presidente della Provincia di Rimini, Ferdinando Fabbri, l’assessore al Lavoro di Pesaro-Urbino Massimo Galuzzi, il sindaco di Rimini, Alberto Ravaioli, e di Verucchio, Giorgio Pruccoli. Dal fronte sindacale, anche il segretario Fiom Pesaro, Giorgio Orazi, ribadisce l’allarme per l’intero comparto metalmeccanico delle due province, che occupano nel distretto circa 25-28mila lavoratori. “Sollecitando le rispettive regioni fino ai tavoli governativi, è stata avanzata la richiesta di un incontro congiunto con la proprietà che serva a chiarire nel concreto l’articolazione di questa ristrutturazione aziendale. C’è la sensazione che sia in continua evoluzione e questo crea preoccupazione. Soprattutto adesso che c’è il sentore di un allargamento della cassa integrazione, di cui però alle Rsu non viene data preventiva comunicazione. Da quando abbiamo rifiutato di sottoscrivere l’accordo sulla cassa integrazione, in disaccordo con l’assenza di rotazione, l’azienda comunica direttamente ai lavoratori, tramite raccomandata di 15 giorni in 15 giorni, che devono stare a casa”. Lo stesso coordinamento interregionale, presieduto dal segretario Fiom Emilia-Romagna, Gianni Scaltriti, che riunisce le Rsu Scm dagli stabilimenti di Tiene a Vicenza fino al confine romagnolo pesarese, attende a breve un incontro con il gruppo. Al momento si continua ad ignorare quanto peserà la riorganizzazione in termini di persone occupate, e anche gli allarmi sulla sicurezza di chi resta in servizio non si sa nel concreto come siano stati raccolti e non solo ascoltati.